Consulente HR, Coach e Mentor | Partner Coaching You

Renato Bisceglie

Raggiungere insieme il risultato

Consulente HR e Organizzazione.  Coach e Mentor con oltre 1500 ore di pratica.

Inizio la mia attività professionale in contesti multinazionali: dal 1971 al 1997 in IBM, prima come analista, manager e project manager internazionale; poi nell’ambito Risorse umane come gestore di numerosi processi HR, soprattutto nell’area sviluppo dove, negli ultimi anni, ero responsabile sviluppo e coaching executive per il Sud Europa e al contempo dei progetti HR per grandi clienti.

Dopo questo periodo di apprendimento e soprattutto di allenamento, consolidamento  e sperimentazione personale, professionale,  organizzativa, ho assunto per 5 anni  la responsabilità di  direzione Risorse Umane di  debis IS Italia  (successivamente T-Systems Italia), contribuendo alla crescita numerica e organizzativa – da meno di 200 persone a 650 -,  alla strutturazione dei processi  e della funzione HR e alla creazione e gestione di una Academy con rapporti con altre società informatiche e con l’Università, che ha portato in azienda oltre 1000  neolaureati.  

Nel 2000 e 2001 sono stato professore a contratto di Organizzazione Aziendale presso l’Università Federico II di Napoli.

Dal 2003 mi occupo di attività di Consulenza Risorse Umane, Organizzazione e Change Management su Grandi Aziende e PMI attivando programmi di sviluppo, apprendimento organizzativo, valutazione, assessment, executive coaching e mentoring. In parallelo a questa attività opero come Temporary e Fractional HR Manager/Director.

Sono attivo da oltre 25 anni come volontario nel contesto associativo in qualità di Presidente Lombardia, poi Consigliere e Vice Presidente Nazionale, di AIF (Associazione Italiana Formatori) dal 1997  al 2017,  Vice Presidente di PIU (Professioni Intellettuali Unite) dal 2015, componente del Comitato Tecnico Scientifico  di AIFOS  dal 2017 e Segretario Generale di  EMCC Italia dal 2020.

Metodologie applicate e livello di esperienza

I Professionisti di Coaching You applicano le diverse metodologie dello Sviluppo Personale e Organizzativo, in funzione della loro formazione e del loro livello di esperienza.

L’Organizational Coaching è un’evoluzione della Consulenza di Processo, che supporta organizzazioni e aziende in momenti di ridefinizione strategica, trasformazione e innovazione.

Livello Expert

Coaching individuale specifico per manager e imprenditori.

Livello Expert

Coaching per gruppi di persone che vogliono sviluppare competenze specifiche nella comunicazione, nel raggiungimento degli obiettivi, nella vendita.

Livello Expert 

Si tratta di sessioni rivolte a team aziendali e/soci che vogliono migliorare il loro allineamento agli obiettivi aziendali e imprenditoriali.

Livello Expert

Coaching rivolto ai team aziendali che vogliono migliorare la loro efficacia.

Livello Expert 

Funzione HR Management limitata nel tempo

Livello Expert 

Formazione in presenza, online e video registrata nella comunicazione, nella gestione imprenditoriale e manageriale, nella vendita.

Livello Expert

Qualifiche e attestati

Qualifica internazionale rilasciata da EMCC nel coaching e nel mentoring.

Abilitazione Pilot Consulting sul programma Workout (metodologia a supporto della decisione di direzione)

Santa Cruz University-Robert Dilts

Certificazione Hay-McBer (Boston) in coaching per Executives

Abilitazione ODM (USA) per la gestione di modalità di change management

Abilitazione SHL alle metodologie di assessment

Certificazione TTI Success Insights sulle metodologie di profilazione individuale

Lingue parlate

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Alcuni miei servizi

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Il mio Scopo

Come Consulente, Mentor e Coach, il mio punto focale è quello di mettere in grado persone e organizzazioni di assumere autonomia e responsabilità nel gestire le proprie risorse presenti e future.
Ciò implica due aspetti fondamentali: da parte del cliente la motivazione ad impegnarsi nel raggiungere un risultato effettivo, voluto e concreto; da parte mia la necessità di scoprire e far emergere bisogni anche non palesi e poi coinvolgere il cliente mettendosi in gioco e riversare, in sintonia e senza forzature, know how e modalità o di essere. In altre parole, per raggiungere un risultato, non ci si può limitare a fornire tecniche o insegnare.

Qualcosa di me, Renato Bisceglie

Dopo oltre 50 anni di esperienza professionale non penso ci si debba focalizzare su molte altre tecniche o metodologie da aggiungere. Non per questo viene meno la curiosità e la voglia, o necessità, di esplorare, di mettere insieme aspetti apparentemente diversi, o addirittura opposti, di ibridare approcci seguendo strade a volte già praticate a volte completamente nuove.

Si tratta di cogliere una sfida, considerando ogni accadimento, ogni occasione per raggiungere una dimensione in qualche modo unica e particolare. Senza questa sfida, e il rischio ad essa collegato, tutto può di appiattirsi in una ripetizione spesso demotivante: il cogliere tutte le ragionevoli occasioni tiene svegli e vigili, pronti a reagire e a raggiungere nuovi traguardi.

Mi piace creare qualcosa di duraturo e trasferire il mio know how agli altri, nella presunzione che lo utilizzino, almeno in parte, come base del loro sviluppo.

Io e il coaching

Il primo approccio con il coaching è avvenuto a metà degli anni ’90, quando già da tempo mi occupavo nell’HR di sviluppo. In IBM, negli anni immediatamente precedenti, era emersa la necessità di affrontare la gestione del cambiamento generatasi a fronte di una prima vera crisi di una società abituata a essere leader incontrastata nel mercato e al suo interno.

Ciò aveva dato un impulso particolare, nell’ambito HR, alla ricerca di metodologie a supporto della gestione del cambiamento, al confronto con organizzazioni e consulenti esterni e alla comprensione della necessità di sintetizzare un proprio metodo di approccio non necessariamente ripreso da altri.

Inoltre, come membro del direttivo dell’associazione formatori (AIF) di cui ero parte, avevo iniziato a coordinare gruppi che, embrionalmente, iniziavano a esplorare e capire le potenzialità del coaching.

Quando si è verificata quindi l’opportunità dell’inserimento in un ristretto team internazionale di coach interni su executive e potenziali executive, mi è parsa una occasione da non perdere, anche se non pensavo che questo episodio avrebbe costituito quella significativa impronta che ha caratterizzato gli ultimi trent’anni di professione.

Il training sull’executive coaching si è svolto presso Hay MCBer a Boston ed è continuato con un affiancamento sul campo in Europa di consulenti Hay McBer.

Nell’anno seguente come responsabile per il Sud Europa ho avuto modo di essere coach di oltre 30 executive e potenziali executive e, visto il successo del programma, di sviluppare e guidare, insieme ad Hay, un programma per accreditare in Europa un nucleo molto più consistente di coach.

E’ proprio in questo periodo che ho realizzato l’importanza e la necessità di relazioni e di scambio tra coach, anche esterni all’organizzazione, sfociata di fatto, nell’instaurazione di una estesa supervisione  peer to peer.

Poi, come Direttore RU, ho diradato le occasioni di coaching diretto limitandole ad alcuni colleghi, ma applicando estensivamente l’approccio di coaching nella costituzione del mio team e nei confronti di potenziali emergenti, ampliando, al tempo stesso, la visuale su una dimensione più organizzativa.

Divenuto poi consulente, prevalentemente su medie aziende,  ho ripreso e incrementato  l’attività di coaching utilizzandolo come modalità di approccio in un percorso più complesso di cambiamento organizzativo, spesso con tempi di intervento più lunghi  e su un numero contenuto di clienti (5-6 all’anno), con connotati in parte diversi e più estesi: coaching individuale frequentemente in contesti culturali meno “maturi” di quello multinazionale quali proprietari di PMI, “capi” più  che leader, successioni familiari, career transition. Inoltre, si è verificata l’estensione dal livello individuale a quello di team e ancor più di organizational coaching per accompagnare una prospettiva di reale gestione del cambiamento.

Negli ultimi 10 anni ho strutturato sempre più un approccio flessibile utilizzando, integrando di volta in volta coaching, mentoring e sviluppo personale e organizzativo per soddisfare la necessità, sentita nelle medie imprese, di costruire e consolidare ruoli e processi non, o solo in parte, presenti.

Una forte spinta motivazionale a sostegno dell’interesse e dell’impegno nel coaching e mentoring  è derivata dall’attività di volontariato associativo  come molla interiore allo sviluppo personale e in parallelo con il trasferimento di know how a colleghi con meno esperienza e al conseguente allargamento della base professionale.

Perché Coaching You

L’adesione a Coaching You scaturisce dall’appartenenza a EMCC, mi sono trovato in questi 3 anni a condividere passione, ideali, sforzi, ma anche modalità di azione, assunzione di responsabilità, raggiungimento di obiettivi sfidanti, in particolare con alcuni colleghi con cui si è creata un legame di stima e simpatia.

Tuttavia, un professionista è tale quando vive sul campo andando al di là della dimensione associativa con i suoi limiti, pur opportuni e necessari, e, per quanto mi riguarda, del più ristretto ambito del coaching. 

In Coaching You ho ritrovato un approccio che è in assonanza con il mio modo di essere consulente: intervenire sul cliente e con il cliente per realizzare sviluppo organizzativo e personale, utilizzando la gamma più ampia possibile di modalità e strumenti, resa anche possibile da una rete di colleghi con competenze ed esperienze diversificate e complementari.

E quando non lavoro?

Una passione costante sono i viaggi. Non necessariamente sempre grandi viaggi, anche, in tono minore, escursioni, visite. Credo che, come base comune, ci sia la condivisione, molta curiosità nello scoprire anche posti/cose nuove, insolite, qualche volta riviste a distanza di tempo con occhi diversi.

Nel viaggio confluiscono altri interessi. Per me viaggio è conoscenza preventiva: le distanze, i tempi, i possibili ostacoli (la geografia, l’inquadramento dei luoghi delle caratteristiche delle persone, le peculiarità), tutto ciò a che fare anche con una pianificazione di massima, ma è molto di più, è calarsi in un ambiente, disegnare una mappa.

Poi c’è la fase “sul campo” unire all’impostazione precedente l’imprevisto, il cogliere le occasioni, il deviare dal percorso prestabilito, il lasciarsi andare, l’apprendere da incontri casuali e il valorizzare queste occasioni passo passo …. Qui c’è anche la fase della “caccia” all’immagine: la fotografia. Per me la fotografia è cogliere e fissare impressioni, emozioni che sono solo mie e di chi mi accompagna nel viaggio: valgono più nel momento dello scatto e dell’immediata visione e scelta successiva che non per una visione e un “amarcord” a distanza di tempo. È vero il viaggio ha un suo ritorno, una sua conclusione, ma non assume la dimensione semplice del ricordo, men che meno del rimpianto: è lo stimolo, l’idea per una nuova occasione dove giocare anche in termini evolutivi quanto accumulato nel passato.

Meriti la miglior esperienza per il tuo sviluppo​